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Sito Istituzionale di Longola

Benvenuto nel portale istituzionale del sito archeologico di Longola realizzato dal Comune di Poggiomarino per la promozione dell'itinerario turistico finanziato con il POR Campania FESR 2007-2013 Asse 1 Obiettivo Operativo 1.0 Attività "A" DGR n. 404/2012 (clicca qui per scaricarlo).

Il sito intende raccogliere le informazioni sul progetto Longola e sarà  arricchito al più presto possibile di notivà (itinerari turistici, eventi, laboratori didattici per le scolaresche, prezzi dei biglietti, orari delle visite).

La valorizzazione di Longola è stata realizzata dall'Amministrazione Annunziata, grazie ad un finanziamento POR Campania.

Parco Archeologico di Longola - Apertura del 1 maggio 2024

Il Parco Naturalistico Archeologico di Longola, in occasione della giornata dedicata all’apertura di siti di interesse culturale del 1 Maggio 2024 sarà aperto alla cittadinanza dalle ore 10.00 alle ore 18.00.

Eventi e News

Il Parco Naturalistico Archeologico di Longola, in occasione della giornata dedicata all’apertura di siti di interesse culturale del 1 Maggio 2024 sarà aperto alla cittadinanza dalle ore 10.00

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Come spesso accade, il sito fu scoperto per puro caso. Nel novembre del 2000, in una discarica fra Sarno e San Valentino Torio furono individuati cumuli di terreno di scarto ricchi di resti ceramici, faunistici e lignei, di epoca protostorica e di conseguenza fu avvisata la Soprintendenza archeologica di Pompei (oggi Parco Archeologico di Pompei) che subito avviò un'indagine. Arrivò sul posto Claude Albore Livadie, direttore di Ricerca presso il Centro Nazionale della Ricerca Scientifica (CNRS), la quale indagò sulla provenienza del terreno portato come rifiuto scoprendo che proveniva dalla vicina località Longola di Poggiomarino, dove si stava scavando una vasca per la costruzione di un depuratore del fiume Sarno. I lavori furono immediatamente sospesi , fu istituito un team di archeologi coordinati dalla stessa Claude Albore Livadie, sotto la direzione tecnico-scientifica della Soprintendenza di Pompei nella persona della dott.ssa Caterina Cicirelli, che fra febbraio 2000 e gennaio 2001 iniziò i saggi di scavo

 

Gli studiosi ipotizzano che la zona venne abbandonata a causa di un'alluvione avvenuta all'inizio del VI sec. a.C. e che proprio da questa migrazione unita a quella degli abitanti della valle superiore del Sarno potrebbero essere nate le antiche città di Pompei e Nuceria.

Durante i saggi furono portati alla luce dei reperti di straordinaria importanza e una serie di abitati, sovrapposti l'uno all'altro, databili dalla fase avanzata della media Età del Bronzo (XV-XIII sec. a.C.) fino agli inizi del VI sec. a.C. attribuiti al popolo dei Sarrasti. La scoperta fu di grande importanza in quanto per la prima volta in Campania erano stati rinvenuti insediamenti di tale continuità e collocabili in una linea temporale così estesa: grazie a ciò fu possibile colmare la lacuna conoscitiva tra le fasi dell'età del Bronzo e la fondazione di Pompei.

L'insediamento, che avrebbe avuto probabilmente la funzione di porto fluviale sulle rive del fiume Sarno, era caratterizzato da tanti piccoli isolotti di formazione antropica, stretti in una maglia di canali di varie dimensioni, marginati da articolati sistemi di arginatura/contenimento costituiti da più allineamenti di pali e palancole conficcate verticalmente nel terreno e/o sistemate orizzontalmente. Il legno portato alla luce era in eccellente stato di conservazione e furono rinvenuti resti di capanne e di alcune imbarcazioni.

Dal ritrovamento di resti paleobotanici e paleofaunistici fu possibile ricostruire il contesto ambientale caratterizzato dalla presenza di boschi di querce e di abbondante fauna anche selvatica quali cinghiali, orsi, caprioli, cervi ecc. Il tipo di insediamento dimostra che gli abitanti del luogo avevano una buona conoscenza di ingegneria idraulica e una conoscenza dei materiali utilizzabili per costruire le abitazioni: la superficie degli isolotti era stata bonificata e rialzata varie volte durante il corso dei secoli utilizzando tecniche diverse. Per giunta Il rinvenimento di numerosi oggetti semilavorati di uso comune e i relativi scarti di lavorazione quali bronzo, ferro, ambra e pasta vitrea, confermava l'attitudine di questa comunità nella lavorazione di tali materiali e allo scambio di beni di prestigio.

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